GIUDIZIO

In questi giorni in mezzo alle tante polemiche, veti e proposte più o meno irricevibili, che le varie forze politiche si sono scambiati c’è stato un momento di unità nel ricordare ed onorare David Sassoli, come uomo e come politico. E tutti hanno potuto vedere come la gente, quella normale, avesse riconosciuto in lui il simbolo di quella politica, di quel modo di lavorare che vorrebbe fosse la normalità e non l’eccezione. Servirà questo esempio a coloro che oggi e domani devono rappresentarci, dal governo alle altre istituzioni compresa la presidenza della Repubblica? Servirà a comprendere come passione, ascolto degli altri, attenzione profonda alle difficoltà e sofferenze debbono far parte del bagaglio politico di chi si occupa della cosa pubblica? Si tornerà a comprendere il significato di parole come empatia, dedizione, approfondimento e studio, moderazione nei gesti e nelle parole perché solo la moderazione si coniuga bene con la fermezza? Sono realista e temo non sarà così, temo che i termini resteranno quelli che sono stati fino ad ora, termini come asfaltare, riferito agli avversari, e temo che il confronto sarà ancora una volta accantonato dallo scontro. Temo che si continuerà ad agire e a dichiarare avendo come obiettivo il proprio momentaneo tornaconto elettorale invece che l’interesse oggettivo dell’Italia. Sono anche convinta, però, che, specie tra i giovani, l’esempio di Sassoli e dei suoi famigliari, possa essere un seme che può ancora far nascere un modo diverso di fare politica. Sono convinta che, tra le seconde e terze file, vi siano ancora persone che fanno politica in modo sincero, non andranno in televisione, non avranno molto ascolto nei loro partiti ma esistono e sta anche a noi cittadini dare loro la forza di uscire allo scoperto, di farsi sentire. Per questo crediamo nel proporzionale e nella preferenza, per far rinascere la democrazia nei partiti, per spingerli a non fare leggi elettorali sull’ipotetico tornaconto di questo o quello schieramento, perché sia ancora possibile agli elettori di scegliere, controllare, punire o premiare chi hanno eletto, guardandolo in faccia e non dovendo subire le scelte dei leader. Come David diceva ai suoi figli “mi raccomando giudizio” cerchiamo anche noi di rivolgere lo stesso invito a chi oggi, da più parti, sembra ritenere questa parola obsoleta.