DAL GHEPARDO ALL’ELEFANTE, DAL LUPO ALL’ORSO,PER SALVARE L’UOMO E LA TERRA

Il
pianeta e perciò l’uomo possono continuare a vivere solo se l’ecosistema
mantiene il suo equilibrio. L’inquinamento è una delle principali cause del
disequilibrio, ormai in essere, e per questo da qualche tempo si sono alzate
più voci, accademiche e di popolo, affinché la politica e l’economia, nei suoi
vari aspetti produttivi, invertano la rotta rendendo compatibili le diverse
attività umane con l’abbassamento dell’inquinamento. Vi sono poi cause naturali
che portano a modifiche climatiche che a loro volta modificheranno l’assetto
geologico e la vita delle future generazioni.

Un
aspetto che sembra però sfuggire, sia alla politica che all’economia, è che l’ecosistema
si basa sulla sopravvivenza delle migliaia di specie della fauna e della flora.
Stanno scomparendo, e sono già scomparse, troppe specie non solo di animali
selvatici ma anche domestici. Il
non rispetto delle diversità oltre a creare omologazione culturale, anche nel
cibo e nei manufatti, crea squilibri sempre più pericolosi. La distruzione, voluta e
procurata, di immense aree verdi, dall’Amazzonia alle aree nordiche, non ha
solo distrutto i polmoni verdi del pianeta ma piante, insetti ed animali la presenza
dei quali ha consentito, fino ad ora, quell’equilibrio che ormai è seriamente a
rischio. Se a questo aggiungiamo che la popolazione mondiale è in continuo
aumento, nonostante la sempre più forte carenza di acqua e di cibo, è facile
comprendere come la preservazione delle specie in via di estinzione dovrebbe
essere un dovere non solo di associazioni meritorie che purtroppo sono troppo
isolate nella loro tenace attività.

Come
far convivere gli animali selvatici con l’agricoltura, le strade, le case che
avanzano? In Europa l’inutile consumo di suolo è un problema ignorato dalla
politica mentre deve essere una priorità, non solo per i paesi meno
industrializzati, l’attenzione a non distruggere le aree verdi, i polmoni verdi
che non appartengono ad un solo stato o ad un solo continente ma ad un intero
pianeta ed in certe aree del mondo questo è un problema che va affrontato anche
culturalmente.

La
battaglia per evitare sparizione di alcune specie animali è alle ultime
battute, se non si interviene sarà troppo tardi. Citiamo solo alcuni esempi: il
corno d’Africa, per altro quasi tutto in mano agli Shabaab, gli islamisti
terroristi che si sono macchiati e continuano a macchiarsi dei più sanguinosi
attacchi terroristici anche negli stati confinanti, alimenta un importante
commercio illegale di cuccioli di ghepardo. La Cnn rivela che ogni anno almeno
300 cuccioli sono catturati, ancora piccolissimi, la maggior parte muore
durante il trasporto verso gli Emirati arabi dove sono molto richiesti come
status symbol per super ricchi.

Il
rinoceronte bianco è ormai estinto e solo la passione di alcuni scienziati, tra
i quali Cesare Galli, cerca di salvarne la specie con l’unione degli ovuli
delle uniche due femmine viventi e lo sperma congelato di due maschi già
deceduti, un’impresa difficilissima alla quale auguriamo ogni successo. Ma anche
i rinoceronti neri sono ad altissimo rischio, infatti i bracconieri continuano
a cacciarli per poter vendere ad alto prezzo il loro corno richiestissimo, specie
in Cina, per le sue fantomatiche doti afrodisiache e curative. Ancora nel
novembre del 1991 chiedevo, in una interrogazione alla Commissione europea, in
quali Stati, a partire dal Regno Unito, fosse ancora in essere la vendita dei
corni di rinoceronte visto che era già entrato in vigore il divieto. Ancora nel
dicembre 2012 tornavo sul problema del bracconaggio, che negli anni ha
sterminato decine di migliaia di elefanti, per chiedere ragione della continua
caccia permessa in alcuni Stati sia ai grandi felini che in Namibia alle
ontarie da pelliccia. Stava e sta di fatto che, nonostante gli sforzi di alcuni
governi, il Kenia ha addirittura bruciato tonnellate d’avorio come esempio per
lottare contro questo traffico, il prezzo dell’avorio e del corno di
rinoceronte continua a salire per una domanda che non si arresta, ecco perché
il problema è anche culturale.

Oltre
mille ghepardi sarebbero in mano a privati nei paesi del Golfo e secondo Il Corriere della Sera del 27 agosto in
Iran alcuni scienziati, impegnati nel collocare fotocamere per controllare i
movimenti dei cinquanta ghepardi superstiti, al fine di preservarli, sono stati
arrestati dai Guardiani per la Rivoluzione con l’accusa di spionaggio ed uno di
loro è morto in prigione.

Dal
primo film del Re Leone, uscito 25
anni fa, la popolazione dei leoni africani si è dimezzata. I contrabbandieri e
i bracconieri, nonostante le leggi che proteggono gli animali selvaggi,
uccidono i leoni per estrarre denti ed artigli che saranno poi utilizzati per
fabbricare gioielli. Se dal Nepal arriva la buona notizia dell’opera che sta
facendo il Wwf per salvare la tigre, purtroppo lo sterminio di questo animale
continua in alcuni paesi asiatici, in tutto il Nepal sono rimaste solo 235 tigri
e 103 nel Bhutan. Le fotocamere sono uno strumento molto importante per ben identificare
le tigri e i loro spostamenti in quanto ogni tigre ha delle strisce diverse  dall’una all’altra.

Secondo
un articolo di Francesco Petretti mentre le specie selvatiche si estinguono al
ritmo di due al giorno si stanno estinguendo anche diverse razze di animali
domestici dalla capra girgentina, con le corna a cavatappi, agli asinelli
bianchi dell’Asinara, solo in Italia sono a rischio 38 razze di pecora, 24 di
bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di uccelli da cortile e 7
di asini. “La scomparsa delle razze domestiche non è solo una perdita culturale
ma significa mettere un’ipoteca sulla capacità futura di produrre cibo”, certamente
Petretti ha ragione perché le diversità delle razze e degli animali domestici
corrispondeva alle diversità ed alle esigenze del territorio.

La
recente strage di elefanti in Sri Lanka ripropone il problema di come salvare
gli animali salvando le colture, l’agricoltura, gli insediamenti di una
popolazione in espansione e che deve capire come gli animali possono anche
essere fonte di reddito tramite il turismo.

In
Italia, nonostante la legislazione europea, ‘Progetto Life’, vi sono regioni
che insistono nel chiedere l’abbattimento dei lupi, specie protetta ed
oltremodo necessaria per controllare l’eccessiva proliferazione di ungulati. In
questi anni gli agricoltori si sono lamentati più volte per l’eccessivo aumento
dei cinghiali, animale particolarmente prolifico e solo dove sono finalmente
ritornati i lupi, per altro in tutta Italia non sono più di mille, il problema
dei cinghiali si è ridimensionato. Anche l’orso è nel mirino di chi vuole
tornare ad aprire la caccia a loro e ai lupi. Nei giorni scorsi vi è stata una
manifestazione a Roma, a Piazza Montecitorio, per ricordare che dell’orso
marsicano ormai esistono solo 50 esemplari, infatti
negli ultimi 25 anni
abbiamo perso 43 orsi, di cui il 40% per bracconaggio (avvelenamento, arma
da fuoco e lacci), il 25% per cause accidentali legate all’uomo (investimenti
stradali e ferroviari e annegamento in vasche artificiali)
. Anche i lupi continuano ad essere uccisi dai bracconieri, impiccati,
impalati, torturati perché la violenza dell’essere umano è resa ancora più devastante
dalla crudeltà e dall’ignoranza, tanto l’animale uccide per sfamarsi nel
rispetta della più antica legge di natura, la catena alimentare, tanto l’uomo
uccide per depravazione e piacere perverso.

Vi
è necessità di interventi urgenti per consentire la convivenza tra gli uomini,
la loro attività e gli animali selvatici. Vi è urgenza di tutelare quanto è
necessario all’uomo per vivere e all’essere umano è necessario che l’ecosistema
sopravviva ma senza le diverse specie animali l’ecosistema muore.