Da più parti si parla di dare più forza all’Europa per fermare la crisi ma per dare più forza alle Istituzioni europee bisogna prima definire quale Europa vogliamo rispetto a quella attuale che stiamo vedendo fallire.
Noi Conservatori Social Riformatori vogliamo un’Europa nella quale nessuno Stato sia egemone sugli altri e il rigore si coniughi con lo sviluppo e un sistema sociale corretto. Bisogna armonizzare tutti quei settori necessari per costruire una politica economica comune, a partire dal sistema fiscale, dalle dogane alle regole per la corretta concorrenza per il mercato esterno come per il mercato interno e che comporterà un freno alle delocalizzazione ingiustificate.
Va risolto il contenzioso in atto da anni, tra i paesi produttori e i paesi solo importatori, non possiamo accettare la morte del sistema manifatturiero perché la sua fine trascinerebbe tutta l’Europa in un disastro economico senza precedenti e perciò vanno modificate le scelte politiche volute dal nord Europa, subite dalla incapacità politica dai paesi produttori e che in questi anni hanno penalizzato il comune sistema produttivo europeo.
Vi devono essere agenzie di rating europeo e l’Europa non deve più consentire che si rafforzi quel sistema speculativo che ha messo in ginocchio nello stesso modo paesi con economia stabile e paesi dissestati. La finanza virtuale deve accettare il predominio dell’economia reale e le banche devono essere divise tra banche d’affari e banche d’investimento come abbiamo sostenuto nell’interrogazione alla Commissione Europea il 13 giugno scorso nella quale chiedevamo di differenziare il sistema bancario tra attività finanziaria e attività generalistica commerciale. Occorre inoltre che l’Europa abbia una sua specifica politica per il Mediterraneo sia in termini economici che culturali e sappia, dal mediterraneo, rivolgersi con nuova attenzione al continente africano.
L’Europa deve sapere riconoscere e difendere i diritti civili individuali, dal lavoro alla salute, dalla cultura all’assistenza, dall’eredità alle scelte sessuali. Vanno ridefiniti e garantiti i diritti dei singoli in quanto persone, e non in quanto coppie provvisorie o definitive e per questo motivo ci sentiamo di riproporre una nuova carta dei diritti e dei doveri se vogliamo raggiungere l’obbiettivo di un’Europa unita da un progetto comune e non solo dalla moneta. Il progetto della sola moneta, infatti, ampiamente fallito come avevamo preventivato parlando in aula a Bruxelles, nel 1998 e per essere unita, l’Europa ha bisogno che le formazioni politiche e sindacali, in tutti gli stati membri, abbiano personalità giuridica e rispondano del loro operato.