Basta aborti tardivi

Il 24 aprile scorso all’ospedale di Rossano Calabro è stato compiuto un aborto volontario quando il feto era già di almeno 22 settimane. Forse, a causa di questo aborto tardivo, il feto “è sopravvissuto senza alcuna cura per 24 ore, dodici delle quali in gran parte notturne, in grave ipotermia”. Coperto da un telo in attesa di essere gettato tra i “rifiuti speciali” dell’ospedale, il feto è stato dimenticato lì, finché il giorno dopo una dottoressa passata per caso non ha “percepito un rumore. Rimosso il telo, ha potuto verificare la presenza di un neonato” ancora capace di emettere gli ultimi gemiti, neonato che ha lottato per la vita tutta la notte e tutto il mattino successivo. Non solo questo evento è stato umanamente e moralmente terrificante, ma ha rappresentato anche una totale infrazione alla legge 194 (“Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”) che fissa condizioni precise per l’aborto dopo i tre mesi di gravidanza. Ha inoltre significato l’incuria degli addetti ai lavori ed una totale mancanza di deontologia professionale. Il governo italiano “sta valutando quale strumento utilizzare per vietare gli aborti oltre la 22esima settimana di gravidanza, come ormai conviene l’intera comunità scientifica e affinché le interruzioni di gravidanza tra la 20esima e la 22esima settimana siano effettuate solo presso unità ospedaliere con terapia intensiva neonatale”. 

La Commissione 

  1. è a conoscenza di fatti analoghi accaduti in altri Stati dell’Unione?
  2. Conviene sull’opportunità di impedire aborti oltre la 22esima settimana, proprio per il rischio che i feti abbiano già vita autonoma?
  3. Nell’ipotesi che un altro feto sfuggisse alle maglie della morte e venisse al mondo vivo, sarebbe favorevole a somministrargli le stesse cure di un qualsiasi bimbo nato prematuro, e non già a chiamarlo aborto e tantomeno “rifiuto speciale”?
  4. Intende prendere iniziative per impedire il ripetersi in Europa di eventi così agghiaccianti?

E-4397/10IT

Risposta di John Dalli

a nome della Commissione

(19.7.2010)

 

 

La Commissione non dispone di informazioni sulla questione sollevata dall’onorevole deputato.

 

Conformemente ai trattati e in particolare alla ripartizione delle competenze in materia sanitaria il tema dell’aborto, in quanto tale, non rientra nelle competenze dell’Unione ma ricade essenzialmente sotto la responsabilità degli Stati membri.