Per un cavillo il comandante della polizia giudiziaria libica e direttore del carcere di Mitiga, in sintesi il noto torturatore ed aguzzino, che ha sul capo un mandato d’arresto della Corte penale internazionale con l’imputazione di crimini contro l’umanità, è stato scarcerato e rimandato libero a Tripoli.
Un cavillo, si fa per dire, lo ha liberato velocemente, solo domenica la Digos lo aveva arrestato a Torino, è mancato infatti l’ulteriore richiesta di arresto da parte del Ministro della Giustizia Nordio, anche attraverso la richiesta di custodia cautelare.
Il silenzio di Nordio, a nostro avviso, la dice lunga, si tratta ancora una volta di complessi rapporti tra Stati, della vecchia politica italiana dei due forni, dell’antico sistema per tenere buoni alcuni paesi, per quanto si macchino di atroci delitti, con i quali abbiamo interessi vari, partendo dal petrolio per arrivare ad una certa tranquillità rispetto ad azioni terroriste.
Il risultato è, ancora una volta, che lasciamo libero un criminale dimostrando al mondo la poca attendibilità non solo del nostro sistema giudiziario.
Un cavillo o un cavallo di Troia?