Se anche il governo cinese nega di aver inviato suoi cittadini a combattere in Ucraina tutti sappiamo bene che per uscire dalla Cina occorre un’autorizzazione, un passaporto, e si eseguono una serie di controlli ed è perciò decisamente improbabile che decine di cinesi, se non sono centinaia, abbiano potuto raggiungere la Russia per arruolarsi, nella guerra contro l’Ucraina, senza che qualche autorità ne fosse al corrente.
Volontari, o mercenari che dir si voglia, possono raggiungere la Russia o l’Ucraina da qualunque paese democratico dove vi è la libertà, ma se i soldati o gli aspiranti soldati arrivano in Russia dalla Corea del Nord, dalla Cina o da altri paesi dove vige un regime autoritario questi non possono essere usciti senza il consenso della rispettive autorità.
Stiamo infatti parlando di un numero considerevole di cinesi e non di singoli casi isolati che fortunosamente potrebbero essere riusciti a scappare.
Inoltre la nota amicizia ed alleanza che, da qualche anno, e cioè da qualche mese prima dell’invasione dell’Ucraina, si è consolidata tra Pechino e Mosca, è una concreta prova che il dragone non è affatto neutrale come ha tentato di far credere.
Oggi che, dopo i dazi americani, la Cina si rivolge all’Europa sperando in nuovi rapporti economici l’Europa dovrebbe avere la capacità e la forza di chiedere al presidente cinese maggiore chiarezza sui suoi comportamenti verso l’Ucraina e la guerra scatenata da Putin e un suo concreto intervento per garantire che dalla Cina non siano più inviati in Russia uomini ed armi.