Il Conclave, con gli strumenti umani di ogni cardinale e l’ispirazione che arriva da Dio, sceglierà il Papa che ci accompagnerà in questa epoca cosi travagliata, complessa, confusa e violenta.
Un Papa che sappia dire a ciascuno, credente o laico, cattolico o di altra confessione, parole ed offrire azioni che aiutino a non perdere o a ritrovare la fede, una fede per capire che ogni azione che avviene nel creato è importante per la nostra e altrui sopravvivenza, piaccia o non piaccia il divino esiste ed è anche in noi per volontà di chi ci ha creato.
Un Papa che rafforzi in ciascuno la speranza, oltre le contingenze negative, e la speranza vive quando si creano empatie, collaborazioni, ascolto anche di coloro che in apparenza non contano perché vecchi, malati, poveri.
Un Papa che rinnovi l’insegnamento che Papa Francesco, con altri che l’hanno preceduto in un pontificato al servizio del Vangelo e dell’umanità, ci ha ricordato, la carità, che non è l’obolo dato ogni tanto ma la comprensione quotidiana dell’altro, quello che molte volte non guardiamo, quello che ci ha fatto un torto, quello che ci sembra di non capire.
Un Papa la cui grandezza sia la semplicità con la quale ci aiuti ad avvicinarci agli altri per ritrovare noi stessi.
Un Papa autorevole perché la Chiesa non sia strumento di alcuni o lontana dalla realtà. Un Papa che, con i suoi studi e le sue esperienze, abbia la capacità di riaprire i cuori e le menti ai sentimenti, un Papa che ridesti l’intelligenza naturale troppo sopita davanti all’intelligenza artificiale, all’effimero, all’interesse di parte.